"Bíblos" in greco indica la corteccia, interna e fibrosa, del papiro, che cresceva in abbondanza in Egitto, soprattutto tra le paludi del delta del Nilo, e costituiva l'antico materiale scrittorio. Il derivato "to biblíon" significa pertanto "il libro, lo scritto". Per designare i libri che componevano le Scritture Sacre, nella Chiesa greca, dall'epoca di Giovanni Crisostomo (+ 407), s'impose sempre più la forma plurale “ta biblía” (i libri). Questa forma, poi, nel medioevo, fu trasformata in femminile singolare «la Bibbia» e così è arrivata fino a noi, oggi. In realtà, più che di un libro, si tratta di una raccolta di libri, alcuni dei quali molto brevi (la Lettera a Filemone si compone di soli 25 versetti), altri più estesi (il libro di Isaia contiene 66 capitoli). Una grande biblioteca "assemblata" da diversi scrittori in diverse epoche della nostra storia.


La Bibbia

Il termine Bibbia - che indica quelle che solitamente sono anche chiamate Sacre Scritture - deriva dal greco e significa letteralmente "i libri". Questo termine indica appunto un insieme di libri che sono sacri sia per gli ebrei sia per i cristiani. Per i cristiani, la Bibbia consiste in una raccolta di scritti suddivisi in due sezioni: l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento; si tratta di testi che sorso ritenuti ispirati da Dio e testimonianza della rivelazione divina che è stata manifestata in un primo momento al popolo di Israele e poi successivamente a tutta l'umanità: sono dunque considerati sacri. Per questa ragione, come già abbiamo ricordato, la Bibbia viene anche indicata come Sacra Scrittura oppure Sacre Scritture, a seconda che ci si riferisca a essa considerandola un unico testo o un insieme di libri.



Origine della Bibbia

La Bibbia nasce da una varietà di tradizioni orali che, progressivamente, sono state raggruppate e messe per iscritto. Questa lenta formazione spiega la ragione per cui nella Bibbia sono presenti generi letterari e stili così diversi tra loro e perché di alcuni libri si possano identificare gli autori mentre di altri essi rimangano sconosciuti.

Ci sono voluti circa dieci secoli mille anni! per comporre la Bibbia nella sua globalità cosi come la conosciamo oggi: si è trattato dunque di una nascita assai lenta, che ha visto il testo sacro prendere forma attraverso ambienti, civiltà e culture assai diversi tra loro. Si può dire che la Bibbia sia stata scritta da un intero popolo, poiché essa è andata formandosi con il progredire della storia e della cultura di Israele stesso.

Nei numerosi racconti dell'Antico Testamento non è difficile trovare immagini che hanno un'origine più antica, facendo parte dei miti e delle tradizioni orali dei popoli che vivevano nella zona vicino alla Palestina: gli autori dei testi sacri si sono serviti di questo materiale preesistente rielaborandolo però in modo assolutamente originale e inserendo ogni vicenda e racconto nell'orizzonte della fede in un dio unico, vero e propria novità rispetto alle culture e fedi religiose dell'epoca.

Diversa e invece la situazione per il Nuovo Testamento: gli scritti che lo compongono sono stati redatti in un lasso di tempo assai più breve tra il 50 d.C. e il 100 d.C. circa - per essere poi raccolti insieme all'inizio del II secolo d.C.



La rivelazione

Il contenuto della Bibbia è essenzialmente la rivelazione di Dio, cioè quanto Dio ha voluto far conoscere agli uomini parlando e manifestando a essi la sua volontà. Tale rivelazione è avvenuta nel tempo, cercando di adattarsi di volta in volta alle specifiche capacità di comprensione e caratteristiche culturali dell'uomo. La prima forma di rivelazione la troviamo nell'Antico Testarnento: si tratta della Creazione, nella quale Dio manifesta tutta la sua potenza e il suo amore; successivamente, Dio si rivela attraversando la storia del popolo ebreo che si vede come "accompagnato" dal Signore in ogni sua vicenda, sia in pace sia in guerra. Infine, Dio si rivela parlando tramite i profeti che si è scelto.

Nel Nuovo testamento la rivelazione di Dio assume i caratteri della pienezza e della delinitività in Gesù Cristo: è Lui infatti che fa conoscere all'umanità il Padre, manifestando il suo progetto di amore e di salvezza per ogni uomo.

La rivelazione ha una origine divina: per questa sua caratteristica, supera per definizione l'umana capacità di comprensione: all'uomo è dunque chiesto di avere fede, poiché il mistero della salvezza è talmente grande da non poter essere racchiuso negli angusti confini della razionalità umana e non va tanto capito, quanto piuttosto accolto e vissuto.




Il Canone della Bibbia

Se il contenuto della Bibbia e la rivelazione divina, e chiaro che la Sacra Scrittura non può essere semplicemente opera dell'uomo ma occorre guardare anche a Dio come autore. Si tratta della ispirazione divina del testo sacro: Dio ha influito direttamente sugli autori dei libri dell'Antico e del Nuovo Testamento.

Tutta la Sacra Scrittura ha dunque Dio stesso come autore, secondo quanto scriveva San Paolo: "Tutta la Scrittura è ispirata da Dio" (Seconda Lettera a Timoteo 3, 16). Questo non significa che i singoli autori dei diversi libri sacri siano stati dei semplici strumenti di cui Dio si sarebbe servito, dettando loro quanto intendeva fare conoscere all'umanità: l'ispirazione è infatti avvenuta nel pieno rispetto delle personalità dei diversi autori, i quali - secondo la propria preparazione e sensibilità culturale -hanno attinto a diversi materiali preesistenti, hanno scelto un determinato genere letterario, hanno utilizzato le parole e le immagini che ritenevano più efficaci. In questo modo, si può dire che la Bibbia sia opera di una varietà di redattori, per quanto Dio ne rimanga l'unico sommo autore. Poiché ispirata divinamente, la Bibbia è detta anche Parola di Dio.

Non tutti i libri che parlano di Dio sono però considerati per ciò stesso Parola di Dio: occorre infatti che siano riconosciuti anche come ispirati. I libri che sono riconosciuti come divinamente ispirati sono inseriti nel Canone. Questa parola che deriva dal greco e significa "norma", "regola" indica la lista ufficiale dei libri che compongono I' Antico e il Nuovo Testamento.

L'esigenza di definire ufficialmente i libri che compongono la Bibbia nacque in risposta alle numerose eresie cioè dottrine non conliirmi alla fede della Chiesa che tentavano di togliere o aggiungere a proprio piacimento libri dall'insieme di quelli riconosciuti come Sacri. Si giunse in tal modo al Concilio di Trento in cui, nel 1546, fu definito il Canone delle Sacre Scritture, riconoscendo l'ispirazione divina dei 46 libri che ancora oggi compongono l'Antico Testamento e dei 27 che fanno parte del Nuovo Testamento. In questo modo, si stabilì in maniera definitiva quali fossero le Sacre Scritture, permettendo a ogni credente di accostarsi a esse in piena sicurezza e senza il rischio di incorrere in testi contenenti eresie e falsità.




Bibbia ebraica e Bibbia cristiana

Se i cristiani riconoscono 73 libri all'interno del Canone delle Sacre Scritture, diversa è la situazione per quanto riguarda gli ebrei. Questi dividono la Bibbia in tre parti: la Torah, cioè la Legge, chiamata anche Pentateuco, che comprende i primi cinque libri dell'Antico Telmento (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio), quindi, i Profeti; infine, gli Scritti. I testi che sono riconosciuti dagli ebrei come ufficialmente facenti parte della Bibbia sono tutti dell'Antico Testamento, e non comprendono alcuni libri (Tobia, Giuditta, Maccabei, Sapienza, Siracide, Baruc) che invece la Chiesa cattolica considera autenticamente ispirati da Dio.

Della Bibbia ebraica - che spesso è indicata nella sua globalità con il solo nome di Torah - non fa parte invece alcuno dei libri del NuovoTestamento: questo perché esso non è considerato dagli ebrei, che ancora attendono il Messia, come Parola di Dio. Per i cristiani invece è proprio il NuovoTestamento la piena rivelazione di Dio in Gesù Cristo: in Lui si compiono le attese del popolo di Israele, in Lui si realizza la speranza di salvezza dell'umanità intera. Per queste ragioni, l'incarnazione di Dio in Gesù è per i cristiani l'evento cardine della storia della salvezza - preparato e atteso alla luce di quanto profetizzato nell'Antico Testamento - e occupa il posto centrale di tutta la narrazione neotestamentaria






Le lingue della Bibbia

La Bibbia è stata originariamente scritta in tre lingue: ebraico, aramaico e greco. L'ebraico è una lingua semitica in uso presso gli ebrei fino al V secolo d.C. e oggi adottata come lingua ufficiale dallo Stato di Israele. All'epoca della conquista persiana, l'ebraico fu sostituito dall'aramaico come lingua d'uso corrente: nei Vangeli possiamo infatti trovare alcune parole aramaiche. Il greco, infine, si diffuse in Oriente con le conquiste a opera di Alessandro Magno, diventando presto la lingua comune della cultura e del commercio.

L'Antico Testamento è stato redatto in ebraico, fatta eccezione per alcuni testi che furono invece scritti in aramaico. La più antica traduzione dell'Antico Testamento risale al periodo a cavallo tra il III e il Il secolo a. C.: eseguita ad Alessandria d'Egitto, venne attribuita a settanta traduttori e fu perciò detta "dei Settanta".

II Nuovo Testamento è stato invece composto in greco e le prime traduzioni latine risalgono al Il secolo d.C.; fu san Girolamo, nel IV secolo d.C., a farne una accurata revisione, tenendo presenti sia i testi ebraici sia quelli greci. A motivo della sua elevata divulgazione, questa traduzione venne detta "la Vulgata".





L'interpretazione della Bibbia

La Bibbia - l'abbiamo (già detto - contiene la rivelazione di Dio e testimonia l'intervento di Dio stesso nella storia. Poiché Dio ha ispirato la Sacra Scrittura rispettando gli autori dei singoli libri, occorre leggere oggi la Bibbia tenendo ben conto delle condizioni storico-culturali dell'epoca ìn cui furono redatti ì diversi testi sacri. E' dunque importante conoscere la lingua originale in cui furono scritti i testi, studiare il testo originale, collocandolo all'interno di una corretta prospettiva culturale e storica. Una volta compreso e analizzato il testo, sarà possibile coglierne il significato più specificamente religioso: I'esegesi e proprio questo studio del testo finalizzato alla sua comprensione.

Accanto a questo approccio al testo biblico ne esiste un altro che mira a un significato ancora più profondo: esso si basa sulla interpretazione allegorica della Bibbia, nella convinzione che il testo sacro celì un messaggio e un significato reconditi che non possono essere colti a un primo esame e dunque sfuggirebbero alla semplice esegesi.

Comunque si voglia leggere la Bibbia, occorre sempre tenere presente che, trattandosi di un testo ispirato da Dio, solo lo Spirito Santo può guidare alla piena comprensione e alla corretta interpretazione di quanto contenuto nella Bibbia, senza mai dimenticarsi che la Sacra Scrittura contiene anzitutto un messaggio divino che è pienamente comprensibile solo in un'ottica di fede.




L'Antico Testamento

La prima parte della Bibbia, denominata Antico 'testamento, comprende 46 libri. Questi testi sono accomunati dallo stesso atteggiamento di fondo: parlano infatti dell'unico Dio che stringe un patto, un'alleanza ("Testamento" significa proprio "alleanza") con il popolo eletto, Israele, e tramite esso con l'umanità, per donare a ciascuno la salvezza.

I libri dell'Antico Testamento sono raggruppabili in tre tipologie diverse. Il primo gruppo - che comprende il Pentateuco e i Libri Storici - dopo una breve introduzione sulle origini del mondo e dell'uomo, passa a esaminare le vicende relative alla storia del popolo ebraico, dalle sue origini fino alle soglie dei fatti narrati poi nel Nuovo Testamento.

Il secondo gruppo comprende tutti quei libri che sono scritti, per la loro quasi totalità, in poesia e vengono dunque chiamati Libri Poetici. Poiché affrontano in prevalenza temi di taglio dottrinale o sapienziale, sono anche detti Libri Didattici o, appunto, Sapienziali.

Infine, il terzo gruppo di libri e formato dagli scritti che raccolgono le parole dei profeti e narrano parte delle loro vicende.




Il Pentateuco

Il termine Pentateuco deriva dal greco e significa "libro in cinque rotoli": con esso i traduttori greci indicarono i primi cinque libri della Bibbia che, come abbiamo già visto, gli ebrei indicano anche con il nome di Torah, ovvero la Legge, poiché in essi si ritrovano numerosi precetti e norme che Dio ha dato al suo popolo e che devono essere osservati per vivere giustamente.

In origine i libri che costituiscono il Pentateuco - cioè Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - erano considerati un testo unico attribuito a Mosè. E' difficile stabilire con esattezza la data di composizione delle diverse sezioni del Pentateuco, ma è ormai stabilito che si tratta di un testo frutto della progressiva rielaborazione di differenti versioni e traduzioni a opera di diversi autori. Nella varietà dei fatti e dei personaggi di questo testo, si possono però individuare quattro nuclei o filoni principali: la creazione del mondo e dell'uomo; l'alleanza proposta agli ebrei, scelti come "popolo eletto"; la schiavitù degli ebrei e la liberazione dall'Egitto; infine, le leggi che hanno guidato il popolo ebraico nell'obbedienza e lo hanno punito nella disobbedienza





I Libri Storici

Nei Libri Storici dell' Antico Testamento (Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, I e 2 Re, 1 e 2 Cronache, Esdra, Neemia,Tobia, Giuditta, Ester, 1 e 2 Maccabei) viene raccontata la storia del popolo di Israele dall'entrata nella"terra promessa" fino alla perdita di questo preziosissimo dono fatto da Dio a causa della mancata risposta al suo amore.

Si tratta di una storia drammatica, dal ritmo incalzante e coinvolgente, che si snoda attraverso sei secoli circa e che è stata tramandata da protagonisti che vi sono stati direttamente coinvolti e da testimoni che hanno sperimentato le conseguenze successive agli eventi narrati.

Dalla conquista del territorio promesso dal Signore alla costituzione di uno stato monarchico, le vicende epiche narrate nei Libri Storici si intrecciano alla grandezza dei loro protagonisti - da Samuele a Saul, da Davide a Salomone -- fino a rivelare lo sfondo comune di un continuo dialogo di Dio con il suo popolo, lungo una secolare alternanza di fedeltà e tradimenti che, di generazione in generazione, segnano l'Alleanza tra il Signore e Israele.





I Libri Sapienziali e Poetici

Questo gruppo di libri (Giobbe, Salmi, Proverbi, Quelet, Cantico dei Cantici, Sapienza, Siracide) comprende testi scritti in forma generalmente poetica, alternati a brani in prosa.

Elementi comuni dei Libri Sapienziali e Poetici sono alcuni importanti temi religiosi: la riflessione su Dio e la rilettura della storia dell'Alleanza; la preghiera di lode e di supplica; la meditazione teologica e l'insegnamento morale. Il tema che ritorna in modo più insistente è però quello della sapienza, cioè della saggezza della vita. Ogni libro, attraverso generi letterari diversi - poesie e canti, detti e proverbi - trasmette insegnamenti e raccomandazioni per la generazione successiva, illuminando in tal modo il percorso della sapienza di Israele: non si tratta di una sapienza teorica, né di una dottrina astratta, ma si identifica con quella verità che é frutto dell'esperienza vissuta e del confronto quotidiano con una vita che, attraverso gioie e dolori, offre continuamente all'uomo interrogativi e domande di senso.




I Libri Profetici

Questo gruppo di libri biblici comprende i Profeti Maggiori (Isaia, Geremia, Ezehicle e Daniele) e i Profeti Minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Ageo, Zaccaria, Malachia); questi ultimi sono detti così a motivo della brevità dei loro scritti, peraltro comunque estremamente significativi. Solitamente il termine profeta è associato a un uomo che sa preannunciare un certo avvenimento, che cioè parla prima che un evento si compia. La corretta etimologia del termine nel solco dell'orizzonte biblico comprende però anche e soprattutto il significato di colui che parla per, cioè al posto o per conto di un altro; in questo senso, il profeta è colui che parla per conto di Dio.

I profeti sono dunque gli uomini scelti da Dio per parlare in suo nome al popolo eletto: e ai profeti che il Signore affida il compito di esortare Israele nei momenti di prova, di rimproverarlo quando si sta allontanando da Dio, di incoraggiarlo offrendo a esso parole e visioni di un avvenire felice. I profeti sono dunque uomini che, afferrati completamente da Dio, si dedicano totalmente alla missione che il Signore intende affidare loro, guidando il popolo con parole e messaggi che ancora oggi si rivelarmi un insegnamento assai valido e attuale.





Nuovo Testarnento

Dalla fine del II secolo d.C., il termine Nuovo Testamento è utilizzato per indicare la colta degli scritti delle primitive comunità cristiane. Si tratta in tutto di 27 testi: i 4 Vangeli (Matteo, Marco, Luca, Giovanni), gli Atti degli Apostoli, 21 lettere (per la maggior parte scritte da san Paolo, ma anche testi di Pietro, Giacomo, Giuda e Giovanni) e infine l'Apocalisse. Il motivo centrale di questi 27 libri è l'azione di Dio che si compie per mezzo di Gesù Cristo, artefice di una nuova alleanza (letteralmente: "nuovo testamento") con tutti gli uomini, volta al compimento di quella storia di salvezza di cui parla l'Antico Testamento. Nel Nuovo Testamento l'intento predominante degli scrittori è di mostrare che l'alleanza, il patto d'amore che Dio ha stretto con il suo popolo eletto, si compie definitivamente in Gesù, il Dio fatto uomo, l'Emmanuele ("Dio con noi"). Essi descrivono anche come i primi discepoli di Cristo - i "cristiani", appunto — diano vita alla Chiesa, una comunità impegnata a vivere alla luce della presenza di Cristo Risorto e nel solco dei suoi insegnamenti.

Il Nuovo Testamento si presenta sì come rivelazione di Dio, al pari dell'Antico, ma questa volta di tratta di una rivelazione definitiva, a opera di Gesù Cristo, nella quale sono contenute, confermate e superate tutte le precedenti.





I Vangeli

Il termine Vangelo (o Evangelo) deriva dal greco e significa "buona notizia", "lieto annuncio". Con questa parola si intende indicare la predicazione di Gesù e tutto quanto viene detto su Gesù, sulla sua vita, i suoi insegnamenti, la passione e la morte in croce e infine la resurrezione. A partire dai primi racconti orali della comunità, incentrati sui principali fatti della vita di Cristo e sui suoi insegnamenti più importanti, si è giunti gradualmente — ma in un tempo abbastanza rapido, soprattutto se confrontato con i "tempi" dell'Antico Testamento - alla redazione di diversi brevi racconti che sono poi confluiti in quelli che oggi identifichiamo come i Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Dei quattro Vangeli, i primi tre sono detti anche "sinottici" un termine che indica che possono essere letti in parallelo , poiché concordano sostanzialmente nella successione e descrizione dei principali fatti e detti della vita di Gesù. Un posto a parte spetta invece al Vangelo di Giovanni, più autonomo rispetto agli altri e dal carattere più marcatamente teologico.

Nel leggere i Vangeli, per quanto in essi sia narrata la storia di Gesù, non ci si deve mai dimenticare che si tratta di testimonianze di fede e non di relazioni storiche in senso stretto, dunque sono da leggere come ogni altro dei libri della Bibbia anzitutto nell'ottica di fede, non limitandosi a considerare il solo aspetto storico-letterale del testo.





Gli Atti degli Apostoli

Il libro degli Atti degli Apostoli, attribuito all'apostolo Luca, si presenta come una continuazione del Vangelo dello stesso autore Fu redatto presumibilmente intorno agli anni 80-85 d.C.

In essi è contenuta la descrizione della nascita della prima comunità cristiana, cioè della Chiesa delle origini, dall'Ascensione di Gesù fino alla prigionia di Paolo a Roma, negli anni 61-63 d.C. Dopo una rapida descrizione della vita del primo gruppo di cristiani radunati a Gerusalemme, gli Atti degli Apostoli raccontano di come la Chiesa nascente si sia a poco a poco aperta ai pagani, cioè a coloro che abbracciavano la nuova fede in Cristo Gesù senza provenire dall'ebraismo. Al centro della prima parte degli Atti sta la figura di Pietro, primo "capo" della Chiesa e primo Pontefice, mentre centro della seconda parte spicca la figura di Paolo, autore di importantissimi viaggi missionari che spalancheranno le porte della Chiesa ai pagani e gli varranno l'appellativo di "apostolo delle genti".

La tradizione indica come compagno di viaggio di Paolo proprio l'apostolo Luca, che si sarebbe potuto cosi riferire a testimonianze e ricordi di prima mano nel redigere gli Atti degli Apostoli.




Le Lettere

Delle lettere che sono comprese nel NuovoTestamento, tredici sono dette lettere paoline in quanto attribuite a san Paolo e sono indirizzate ai Tessalonicesi (due lettere), ai Corinzi (due), ai Calati, ai Romani, ai Filippesi, a Filemone, ai Colossesi, agli Efesini, a Timoteo (due) e a Tito. La tradizione attribuisce a san Paolo anche la lettera agli Ebrei, ma gli studiosi sono oggi concordi nel rifiutare una tale paternità.

Scrivendo ai cristiani delle prime comunità, Paolo trova l'occasione per esprimere i fondamenti della fede in Cristo Gesù, elaborando in tal modo un pensiero teologico di primaria importanza, destinato a influenzare pesantemente la storia del cristianesimo successivo. Al centro delle lettere paoline sta la figura di Gesù, riconosciuto dall'autore come Signore e Dio: nella sua morte in croce e nella sua resurrezione Paolo vede il vero inizio di quel piano di Redenzione in cui ogni uomo, sorretto dalla fede e dall'amore in Cristo, e chiamato alla salvezza. La Lettera agli Ebrei e una sorta di trattato destinato ai cristiani provenienti dall'ebraismo: in essa l'autore vuol mostrare la superiorità di Cristo sui sacerdoti della Antica Alleanza. Infine, altre sette lettere sono presenti nel Nuovo Testamento: esse sono attribuite rispettivamente a san Giacomo, san Pietro (due lettere), san Giuda e san Giovanni (tre). Queste lettere sono spesso raggruppate sotto il nome di lettere cattoliche, cioè "universali" in quanto non indirizzate a una specifica comunità ma a tutti i cristiani in generale. Gli argomenti trattati sono di ampio respiro e vanno dalla esortazione a portare la croce con coraggio e perseveranza (Pietro), alla condanna dei ricchi in nome del valore della morale cristiana (Giacomo) fino all'accusa a quanti non accettano la verità della incarnazione (Giovanni).





L'Apocalisse

L'ultimo libro del Nuovo Testamento è I' Apocalisse di san Giovanni Apostolo. La redazione del testo viene fatta risalire al 95 d.C. circa, quando l'evangelista di trovava in esilio sull'isola di Patmos a causa della sua fede. Il termine apocalisse significa "rivelazione": indica un genere letterario utilizzato soprattutto in tempo di crisi e di prova, per sostenere coloro che temono le avversità, infondendo loro coraggio e speranza. Il testo si snoda attraverso visioni e discorsi ricchi di simboli e immagini: tramite essi Giovanni si rivolge alle comunità cristiane dell'Asia Minore per consolarle durante un periodo di accesa persecuzione. Il messaggio centrale dell'Apocalisse è la certezza che per mezzo della morte e resurrezione di Gesù si è compiuta la salvezza e il male è stato vinto. Nel nome della vittoria di Cristo sul male e sulla morte, ogni credente può opporsi alla malvagità del mondo.

Per quanto il cammino della Chiesa avvenga tra difficoltà e sofferenze, l'autore è convinto che alla fine essa trionferà, poiché la vittoria finale sarà del Regno di Dio che sconfiggerà la cattiveria degli uomini. Per questo motivo anche in mezzo alle persecuzioni i cristiani non devono perdersi d'animo, ma anzi affrontare ogni avversità pieni di speranza.



Tratto da: http://www.parodos.it

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